Dal 25 maggio al 25 novembre 2018 si terrà la sedicesima Mostra Internazionale di Architettura,conosciuta semplicemente come “La Biennale Architettura”.
Per la prima volta la Santa Sede, che rappresenta la Chiesa Cattolica nella sua universalità, avrà un suo padiglione.
Ve lo presentiamo con uno scritto di Francesco Dal Co, storico dell’Architettura, docente e curatore del padiglione della Santa Sede.
Il progetto per Vatican Chapels, il Padiglione della Santa Sede alla 16 Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale, deriva da un precedente preciso, la Skogskapellet, la “cappella nel bosco”, costruita nel 1920 da Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma.
Per realizzare il padiglione si è individuata un’area non molto frequentata e conosciuta nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Insula Memmia in epoca romana, poi ridenominata “Isola dei Cipressi” quando nel IX secolo vi venne costruita la prima chiesetta intitolata a San Giorgio Maggiore, dal 1560 radicalmente modificata da Palladio e da quanti ne proseguirono l’opera, l’isola ha subito numerose trasformazioni con il passare dei secoli. Dal 1951, essendo stata concessa dal Demanio dello Stato alla Fondazione Giorgio Cini, l’isola ha subito una serie di profondi restauri e ha accolto nuove edificazioni, portate a termine per favorire lo svolgimento delle attività culturali e di formazione promsse dalla Fondazione e di ricondurre le porzioni monumentali del complesso ad un omogeneo aspetto palladiano. I materiali di risulta accumulati nel corso delle demolizioni che di questo progetto furono conseguenza, vennero scaricati nella laguna l’Isola aumentò in maniera assai significativa la sua estensione. Sul versante sud, proteso nella laguna, si venne così a formare, dal 1962 circa, un vasto parco che ospita anche il “teatro verde”, un teatro all’aperto con 1345 posti, inaugurato nel 1954.
Avendo come riferimento la Skogskapellet di Asplund, il bosco, cresciuto con il passare degli anni in questa estremità dell’isola, è stato individuato come il luogo più appropriato per costruire le Vatican Chapels. Una volta ottenutane l’approvazione da parte del Demanio dello Stato e instaurati i primi rapporti con la Fondazione Cini, destinati a trovare successivamente formale definizione, il progetto, elaborato con il Pontificio Consiglio della Cultura, è stato esposto ad alcuni architetti provenienti da ogni parte del mondo e il sito è stato da loro visitato. Ottenuto il loro impegno a elaborare i progetti per dieci cappelle immerse nel verde, si è proceduto all’ottenimento di tutti i permessi necessari rilasciati dagli organi di tutela. […]
Le dieci cappelle sono state posizionate all’interno del bosco sia tenendo conto della specificità dei progetti sia delle opzioni formulate dagli architetti. Allo scopo di rendere il pubblico partecipe delle ragioni all’origine di Vatican Chapels, si è deciso di allestire uno spazio espositivo autonomo, destinato a essere il primo episodio che il pubblico incontrerà all’ingresso del Padiglione della Santa Sede, per la presentazione dei disegni e del plastico della “cappella nel bosco” di Asplund, concessi dal Canadian Centre for Architecture di Montreal e dello Swedish Centre for Architecture and Design di Stoccolma. Con la Skogskapellet, un piccolo capolavoro, Asplund definì la cappella come un luogo di orientamento, incontro, meditazione casualmente o naturalmente formatosi all’interno di un vasto terreno alberato, inteso quale fisica evocazione del labirintico percorso della vita e del peregrinare dell’uomo in attesa dell’incontro.
Questo è il tema che è stato proposto ai dieci architetti invitati a costruire altrettante cappelle nel bosco che si trova nell’isola di San Giorgio Maggiore.
Per la nostra cultura è usuale identificare la cappella con un ambiente ricavato per ragioni e finalità diverse all’interno di spazi religiosi più ampi e per lo più preesistenti. La pratica all’origine di questa percezione ha prodotto numerosi modelli che hanno in comune il fatto di essersi formati per lo più in ambienti circoscritti e di appartenere sempre a uno spazio altro, ovvero a un luogo di culto, a una cattedrale, a una chiesa o più semplicemente a un sito individuato per avere accolto un accadimento inusuale, oppure per essere stato individuato come meta riconosciuta. In epoca moderna questi modelli hanno dato luogo al consolidarsi di un canone.
La richiesta rivolta agli architetti invitati a costruire il Padiglione della Santa Sede ha implicato, quindi, una sfida inusuale, poiché ai progettisti è stato chiesto di confrontarsi con un tipo edilizio che non ha precedenti né modelli facilmente individuabili. Le cappelle che gli architetti hanno progettato, infatti, sono isolate e accolte da un ambiente naturale del tutto astratto, connotato unicamente dal suo emergere dalla laguna e dal suo aprirsi sull’acqua. Nel bosco dove il “Padiglione Asplund” e le cappelle sono collocati non vi sono mete e l’ambiente è soltanto una metafora del peregrinare della vita. Questa metafora, nel caso di Vatican Chapels, è ancora più radicale di quella configurata da Asplund, che costruì la sua cappella tra gli alberi, ma all’interno di un cimitero. Per queste ragioni gli architetti del Padiglione della Santa Sede hanno lavorato senza alcun riferimento ai canoni comunemente riconosciuti e senza poter contare su alcun modello dal punto di vista tipologico, come dimostra la varietà, solo in apparenza sorprendente, dei progetti da loro elaborati. […]
Il testo e le foto qui riprodotte sono apparsi sul nr. 884 di Casabella, aprile 2018.
Vatican Chapels
Il padiglione della Santa Sede.
Commissario: Gianfranco Ravasi; Progetto: Francesco Dal Co; Curatori: Francesco Dal Co e Micol Forti
16 mostra internazionale di Architettura, la Biennale di Venezia
Isola di San Giorgio Maggiore, 25 maggio-25 novembre 2018
Espongono i loro progetti i seguenti architetti:
Andrew Berman, USA; Francesco Cellini, ITA; Javier Corvalán, PAR; Ricardo Flores, Eva Prat, ESP; Norman Foster, UK; Terunobu Fujimori, JP; Sean Godsell, AUS; Carla Juaçaba, BR; Smiljan Radic, CHI; Eduardo Souto de Moura, POR.
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