Luis Buñuel e Salvador Dalì sono stati, tra le altre cose, degli esponenti di spicco del movimento surrealista. Nel 1928 scrivono e dirigono quello che il critico Rogert Ebert ha definito “il più famoso corto mai prodotto”, dal titolo “Un chien andalou”. Cito da wikipedia: “Il film è un susseguirsi di scene senza apparente connessione, che causa nello spettatore l’impressione di assistere alla messa in scena di un delirio onirico”. Credo che, senza volerlo, il film abbia una scena decisamente profetica: “La primissima scena è una delle più terrificanti dell’intera storia del cinema: il regista stesso, dopo aver guardato la luna, affila un rasoio” continua wikipedia “e si avvicina a una donna seduta alla quale tiene ben aperto l’occhio sinistro; nella inquadratura successiva taglia l’occhio in due (in realtà un trucco di montaggio, col taglio dell’occhio di un vitello morto)”
Perché dico profetica? Viviamo in un mondo che, dall’avvento dei social ma non solo, è pervaso da immagini. Ovunque ci giriamo vediamo persone con il telefono che immortalano non si sa bene cosa: “Una ricerca svolta da OnePoll ha evidenziato che non solo la fotografia è divenuta l’elemento maggiormente condiviso, ma anche che in Italia sono più di tremila le foto che vengono scattate e condivise ogni minuto – ossia 5 milioni al giorno – e che una su cinque è creata appositamente per la condivisione con amici”. Tremila foto al minuto, cinque milioni al giorno solo in Italia, di cui un milione scattato apposta per la condivisione con gli amici. Allora, alla luce di questi dati allucinanti sebbene parziali, l’immagine di cui sopra (che non nuoce ricordarlo ha quasi 100 anni) assume la valenza profetica di cui parlavamo prima. Ognuno di noi è costretto – anche senza volerlo – ad assistere ad un profluvio di immagini (l’occhio della ragazza tenuto aperto a forza) di dubbia se non di nessuna qualità e questo continuo profluvio porta ad un impoverimento della nostra capacità critica e di riconoscimento delle immagini valide, o con un messaggi (il rasoio che taglia il bulbo oculare). Già solo 45 anni dopo Un chien andalou, Ugo Muloas riassumeva questi concetti con una frase che mi è molto cara:
La fotografia, quest'invenzione mirabile alla quale hanno collaborato i cervelli più straordinari, che affascina le menti più fantasiose, e la cui effettuazione è alla portata di tutti gli imbecilli Ugo Mulas